Un regista non dovrebbe fare il montaggio dei propri lavori, perché in qualche modo il prodotto può risultare corrotto da come sono andate le riprese e da come sarebbero dovute essere. A volte queste due realtà possono sovrapporsi ed altre volte hanno subito forti differenze. In qualche modo se il regista si mette a montare da solo, rischia spesso di avere un occhio impuro verso una scena che ha a cuore o è costata molto e deve essere inserita per forza nel film.
Per essere franchi e tagliare la questione con un “macete” c’è bisogno della figura del montatore. Il montatore prende tutto il girato della produzione e lo osserva per scegliere obiettivamente ciò che può funzionare nella narrazione.
Il tipo di rapporto, quello tra il regista e il montatore, è equiparabile all’incontro tra due registi che sparlano di come è andata la traduzione tra il mondo delle riprese e di come poi uscirà il film. In questo dialogo tra montatore e regista ci sono spesso dei dissidi molto accesi, ma ciò nonostante si può definire come uno dei momenti più creativi della realizzazione di un film.
Il montaggio è un momento nella realizzazione del film in cui l’ opera possa essere salvata , riscritta in qualche modo o rovinata per sempre.
E’ evidente, che se il regista fa un buon lavoro e la produzione garantisce un ottimale svolgimento delle riprese cinematografiche, il compito del montaggio risulterà semplificato. E’ proprio con un materiale di grande qualità, che dal montaggio si possa ottenere un capolavoro.
E’ un rapporto di grandissima intensità, come una regia a due.