CONSIGLI UTILI

Come funziona la struttura in tre atti

Apr 14, 2020

La divisione in tre atti ha alcuni passaggi fondamentali obbligati, quasi come se il setup dovesse capitare dopo un tot di minutaggio e che tra un’ atto e l’altro vi sia un turning-point, passaggi che aiutano lo spettatore e la drammaturgia a rilanciarsi verso il passaggio successivo. Un’atto molto grande e complesso, come il secondo, come farlo funzionare?

Anche lì al centro del secondo atto, c’è un appuntamento che gli sceneggiatori devono conoscere molto bene, perchè cambia le coordinate psicologiche dei personaggi e cambia anche l’assetto della drammaturgia.

Andando avanti si arriva alla fine del secondo atto e anche lì abbiamo un turning-point… perché non vi sto raccontando esattamente cosa c’è in questi passaggi?

Per due motivi: Innanzitutto perché questi passaggi hanno bisogno di contestualizzarsi, sono una struttura e questo dovete tenerlo presente.

È come un tavolo, un tavolo ha una struttura, deve avere un piano di appoggio e delle gambe che non fanno cadere a terra ciò che poggiamo sopra. Questo è il senso di strutturare la sceneggiatura, in modo che posa resistere e permettere alla storia di stare in piedi.

Questa storia in tre atti è semplificabile con inizio, centro e fine.

Le trame, che si costruiscono in tre atti si trovano ovunque, invece le storie sono fatte di uomini, dei loro sogni e dei loro desideri.

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